Onorevoli Colleghi! - Fin dai primordi della civiltà, l'utilizzo del corpo post mortem per finalità di studio, di ricerca e di formazione è stato, nell'esercizio dell'arte medica, una costante; dopo millenni, nel periodo rinascimentale, gli studi anatomici raggiungono, specialmente in Italia, livelli di eccellenza tali che ancora oggi la medicina moderna trova in quegli studi le sue più importanti basi culturali.
      A partire dalla seconda metà del secolo scorso, tuttavia, la possibilità di poter disporre nel nostro Paese del cadavere a fini didattici e di esercizio per il miglioramento delle capacità chirurgiche è divenuta sempre più difficile, con gravi ripercussioni sulla formazione degli studenti di medicina, prima, e dei medici, successivamente.
      In quasi tutte le università italiane le aule settorie negli istituti di anatomia sono diventate un cimelio storico e la possibilità di potersi esercitare sul cadavere una rarità.
      Tale carenza si è, inoltre, estesa ai corsi di specializzazione rendendo impossibile, per i giovani laureati e gli iscritti a corsi di specializzazione in branche prettamente chirurgiche, l'uso del cadavere a scopi didattici e di allenamento alle tecniche chirurgiche.
      Se si considera che in molti altri Paesi, già da tempo, si è data una risposta positiva al problema grazie all'approvazione di leggi ad hoc, la situazione italiana pone i medici in una condizione di grande svantaggio rispetto ai colleghi stranieri che più rapidamente riescono a completare il normale iter di apprendimento, raggiungendo in tal modo più celermente la maturità chirurgica rispetto ai medici italiani.
      La possibilità di poter disporre del cadavere rappresenta, inoltre, anche per i

 

Pag. 2

chirurghi esperti, un'insostituibile opportunità di sperimentare nuove e più utili tecniche.
      Oggi, l'impossibilità di poter utilizzare un cadavere crea forti livelli di disparità tra chi può, anche con sacrifici, effettuare ripetuti corsi di dissezione all'estero, che hanno costi sempre più elevati, e chi è costretto invece a rinunciare, con conseguenti notevoli difficoltà nel poter programmare una progressione nella propria attività.
      Certamente anche altri fattori intervengono nel determinare in Italia una più lenta progressione verso l'acquisizione di ottimali capacità chirurgiche, ma sicuramente l'impossibilità di poter disporre di cadaveri rappresenta un problema tra i più importanti. Spetta al legislatore dare, sull'esempio di quanto già fatto in altri Paesi europei, quali ad esempio Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, una risposta legislativa che riesca a coniugare il rispetto per la persona, anche attraverso un corretto utilizzo del cadavere, con le esigenze della medicina, che, qualora efficacemente supportata nel migliorare costantemente le proprie capacità porta grandi vantaggi per tutta la società.
      La presente proposta di legge, dopo aver definito, all'articolo 1, l'ambito e le finalità oggetto di intervento, disciplina, all'articolo 2, i tempi e le modalità con cui i cittadini possono esprimere il consenso all'utilizzo del proprio corpo successivamente alla morte.
      L'articolo 3 delega al Ministro della salute l'onere di stabilire le modalità e i tempi di utilizzo e di restituzione della salma, nonché di individuare i centri di riferimento per la conservazione delle salme stesse.
      Con l'articolo 4, si istituisce, presso i centri di riferimento il registro per l'utilizzo del cadavere per scopi di studio, di ricerca e di formazione nel quale annotare i riferimenti utili ad identificare il soggetto utilizzatore, il momento e le modalità di utilizzazione della salma.
      L'articolo 5 prevede che il Ministero della salute promuova iniziative d'informazione dirette a diffondere tra i cittadini la conoscenza delle disposizioni della legge.
      Infine, l'articolo 6 prevede la copertura finanziaria.
 

Pag. 3